Menu principale:
NOI E IL CAVALLO
Febbraio 2010
Confronto: uomo-animale da lavoro-trattore di Carlo C. Bosco
Da quando la raccolta dei frutti selvatici e la caccia non furono più sufficienti a sfamarlo, l’uomo s’improvvisò agricoltore. La sua attività si svolgeva manualmente con strumenti molto rudimentali, esempio: un bastone appuntito per infilare i semi nel terreno. Successivamente s’improvvisò anche allevatore addomesticando, per necessità alimentari e di trasporto, molti animali selvatici. Il passaggio dalla rudimentale zappa manuale, all’aratro a chiodo trainato da un asino o da qualche altro animale, fu inevitabile per quegli uomini allora già dotati di fervida immaginazione. Impossibilitato a competere in potenza con gli animali da lavoro, l’uomo esprime con l’immaginazione e la creatività la sua vera forza. In agricoltura, l’unione sinergica uomo-animale, o meglio, tra: intelletto e forza fisica ha sfamato milioni di persone e animali per almeno duemila anni, senza consumare una goccia di gasolio.Fortunatamente il sodalizio non è ancora morto ovunque. Nel secolo scorso, grazie all’abbondante disponibilità di petrolio, l’uomo inventò i trattori, macchine più potenti di buoi e cavalli. Il grande successo dei trattori, non è determinato solo dalla loro potenza quasi illimitata, ma principalmente dalla versatilità operativa nei terreni ad essi accessibili e congegnali. A differenza di buoi e cavalli, il trattore non è solo un mezzo per il traino è soprattutto un porta-attrezzi con fornitura di potenza, in altre parole è un servo-attrezzo fornitore di potenza, al quale si può applicare qualsiasi attrezzo per qualsivoglia lavorazione. Pertanto, dopo millenni d’onorato servizio, a buoi e cavalli non rimase altro da fare che percorrere la triste strada verso il macello. Anche il trattore, non è stato e non è oggi la perfezione assoluta, in particolare: Non funziona senza l’inquinante carburante, con gli attuali costi del gasolio il dato non è marginale, figuriamoci se il prezzo aumenterà ancora o verranno meno i rifornimenti. Ha costi d’acquisto e gestione complessivi elevatissimi, quindi necessita di forti esposizioni bancarie con relativi interessi. Subisce forti deprezzamenti già dopo l’acquisto. Per adeguare i consumi alle singole lavorazioni occorre disporre di più trattori di diversa potenza. Compatta e impermeabilizza il terreno col proprio peso e la suola di aratura. Ha scarsa o nulla operatività nei piccoli appezzamenti, oppure, in quelli difficili di collina e montagna. Non genera cuccioli, latte e letame, in altri termini, offre monoreddito e non si riproduce. A fine carriera, come rottame vale molto meno d’un bue tolto dal lavoro e ingrassato per la sua carne di sublime qualità. Il limite operativo degli animali da lavoro è solo marginalmente nella limitata potenza nei confronti dei trattori. Svantaggio superabile abbinando tanti animali al tiro quanti ne richiede l’attrezzo in uso, col vantaggio di adattare, a costi inferiori, la potenza alle effettive necessità. Gli animali da lavoro sono, purtroppo, ancora rimasti delle semplici macchine da soma o da tiro. L’uomo, nonostante le attuali opportunità tecnologiche, non ha ancora messo a punto per gli animali dei validi dispositivi al fine di trasformarli, entro certi limiti di potenza, in efficienti: servo-attrezzo polivalenti alla stregua d’un qualsiasi moderno trattore. Un mulo dotato dei necessari dispositivi, se opera come servo- (attrezzo motorizzato) può lavorare in forte competizione economica, quantitativa e qualitativa in terreni difficili o fortemente parcellizzati; oppure in condizione di monopolio operativo assoluto, ad eccezione del lavoro manuale umano, quando l’accessibilità ai trattori è impedita per varie ragioni. Tutta l’umanità ha oggi ancora molto bisogno degli animali da lavoro, forse ancora di più nell’incerto domani. Tutte le categorie interessate al loro uso, le industrie, gli artigiani, i progettisti, le Università e le istituzioni devono sensibilizzarsi verso l’impellente necessità di trasformare gli animali da lavoro in validi: servo-attrezzo, per ridurre i costi di produzione e l’inquinamento, ridurre la dipendenza dal petrolio, recuperare le terre difficili abbandonate anche per la protezione idrogeologica e offrire alle popolazioni povere una tecnologia meno sofisticata ma efficiente, maggiormente adatta alle loro condizioni.