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Veterinaria: IL TUO CAVALLO E’ UN ALBERGO? a cura del vet. F. Ramella
Poche sono le conoscenze da avere per aumentare il benessere del proprio cavallo. Noi vorremmo soffermarci su quelle che vengono considerate basilari, senza avere la presunzione di sostituire la figura del Vostro Veterinario di fiducia. Anzi, ci piacerebbe che queste semplici nozioni Vi aiutassero a capire quanto la Vostra figura risulti importante nella riuscita di alcune scelte che il Medico Veterinario è chiamato ad effettuare
Siete sicuri che con tutto ciò che fate il Vostro cavallo possa stare tranquillo?
Parte dei suoi problemi sono subdoli, non si vedono, ma questo non significa che non siano presenti. Pensate di saperne abbastanza sui tre punti qui sotto riportati?
rimedi naturali o nuove medicine?
1.Parassiti
Il nostro amico cavallo può ospitare più di 150 specie diverse di parassiti…praticamente un albergo a 5 stelle! Tutti questi clienti però invece di portare un beneficio, privano di sostanze nutrienti nobili e possono danneggiare, anche in maniera irreversibile, certi organi interni. Difficile vedere o valutare la loro azione nel breve periodo; mai come in questo caso il tempo è giudice di un corretto intervento antiparassitario.
2. Strategie per un controllo efficace dei parassiti.
Pensate che un antiparassitario sia uguale all’altro? Se la pensate così e scegliete il vostro prodotto in base al costo…non perdete tempo a leggere quanto riportato qui sotto.
In commercio esistono svariati prodotti antiparassitari, diversi per principio d’azione, meccanismo d’azione, formulazione, vie di somministrazione, intervalli di trattamento, ecc., ma ricordate, anche il miglior principio attivo per il controllo dei parassiti può non essere efficace se usato:
-in condizioni di errato management ambientale;
-facendo fede alla leggendaria “rotazione” dei principi attivi;
-senza rispettare i corretti intervalli di trattamento.
3. Batteri e virus patogeni
Anche questi microrganismi trovano nel cavallo suite presidenziali e trattamenti all inclusive, ma ancora una volta non sono loro a pagare il conto. Patologie respiratorie, intestinali, nervose, abortigene, questi sono solo esempi di come la salute e le prestazioni del nostro amico possano essere compromesse da ospiti poco desiderati. Per fortuna alcuni si conoscono e possono essere bloccati all’ingresso tramite le vaccinazioni.
4. Principali malattie contro cui vaccinare.
Sai quali sono? Perché alcune sono obbligatorie e altre no? Che cosa significa protocollo vaccinale completo e che cosa è necessario fare perché questo esplichi al meglio la sua funzione?
Se la salute e il benessere del tuo cavallo vengono prima di tutto e sei interessato ad approfondire la tua conoscenza, dal prossimo numero affronteremo gli argomenti sopra accennati.
Dimostra al tuo cavallo che cavaliere sei! a cura del dott, vet. Francesco Ramella
IL TUO CAVALLO E’ UN ALBERGO? by vet F. Ramella
II PARTE: “OSPITI” POCO GRADITI: ARTROPODI ED ELMINTI
Nel numero precedente il nostro amico cavallo è stato paragonato a un “Albergo a 5 stelle” per centinaia tra parassiti, virus e batteri. In questo articolo cercheremo di spiegare che cos’è un parassita, come e perché instaura dei rapporti con il cavallo, che danni può provocare alla sua salute.
Parassita deriva dal greco para’:vicino e sitomai: mi nutro, cioè un organismo che si nutre a spese di un essere vicino. La definizione stessa, pertanto, è sufficiente a comprendere il perché un parassita che vive all’interno (endoparassita) o sulla superficie (ectoparassita) di qualsiasi altro organismo possa svolgere un’azione patogena più o meno intensa. In linea generale il ciclo biologico di un parassita si svolge attraverso la maturazione delle uova, lo sviluppo delle fasi larvali, il raggiungimento della fase adulta, la riproduzione con conseguente deposizione delle uova.
Per compierlo in pieno o in parte il parassita ha bisogno di uno o più ospiti che possono essere intermedi o definitivi. L’ospite intermedio permette lo svolgimento della o delle fasi larvali, l’ospite definitivo il raggiungimento della fase adulta e la riproduzione sessuale. Il cavallo per nostra sfortuna, rappresenta sempre l’ospite definitivo: la residenza perfetta per il parassita; mentre altri organismi, come mosche, ditteri e acari coprofagi, rivestono il ruolo di ospiti intermedi.
Ma come fanno i parassiti ad entrare in contatto con il cavallo?
Il ciclo è quasi sempre oro-fecale, ovvero il cavallo ingerisce uova o larve per poi espellerne altre con le feci. Le feci parassitate contaminano il terreno, dove cresce l’erba, che il cavallo mangia. Ecco come nasce la credenza comune che tutti cavalli che si nutrono al pascolo hanno i vermi, mentre quelli che passano la maggior parte del tempo in box no. Sicuramente un cavallo al pascolo è più a rischio di contrarre parassitosi, ma allo stesso modo un cavallo stabulato, soprattutto se box e mangiatoia non vengono adeguatamente puliti, può esserne vittima. Oxyuris equi ad esempio, parassita dell’intestino crasso che tanto prurito provoca attorno alla zona anale può resistere nell’ambiente esterno solo alcune settimane, di conseguenza è molto più facile che colpisca i cavalli tenuti in stalla. In ogni caso non bisogna dimenticare gli insetti siano essi ospiti intermedi o semplici vettori. Habronema muscae non potrebbe arrivare allo stomaco del cavallo senza le mosche.
Alcuni parassiti possono entrare nell’ospite definitivo anche per via transcutanea o transmammaria; è il caso di Strongyloides esteri in grado, per le sue caratteristiche, di parassitare puledri attraverso il latte materno.
Che cosa succede una volta a contatto con il cavallo?
Le azioni del parassita sull’ospite sono molteplici e in nessun caso benefiche. Innanzitutto dipendono dalle caratteristiche anatomiche del parassita (per es.: lunghezza e/o presenza di bocca dentata, larve migranti), dall’organo di elezione (intestino tenue, intestino crasso, stomaco, fegato, polmoni, cute, ecc.) e dalla carica parassitaria. Possono essere di tipo:
· Meccanico: per es. occlusione del tratto intestinale;
· Traumatico: per es. ferimento delle pareti intestinali (fig.1);
· Spoliatrice: per es. con sottrazione di chimo o sangue;
· Necrotizzante e ulcerativo: causata per es. dal tragitto delle larve migranti o dagli adulti da un organo all’altro;
· Allergico;
o di più di un tipo o di tutti messi insieme.
Fig.1 - Strongilo attaccato alla mucosa intestinale di un cavallo-
Lascio a voi immaginare quali possano essere le conseguenze sulla salute del cavallo.
La sintomatologia clinica è estremamente variabile: perdita dell’appetito, dimagrimento e/o diminuzione dell’incremento ponderale, diarrea, anemia, cattivo stato del mantello, reazioni cutanee, tosse, febbre, per arrivare alla temutissima sintomatologia colica fino alla morte.
Penso che queste ultime righe siano sufficienti a sottolineare quanto anche i piccoli segnali risultino estremamente utili per eliminare gravissimi problemi prima che sia troppo tardi. Fortunatamente noi possiamo giocare una carta ancora più utile per vincere la partita contro i parassiti: la prevenzione. Parlo di pulizia, di rotazione dei pascoli quando possibile, ma soprattutto di sverminazione. Ma a questo importantissimo argomento dedicheremo l’intero articolo.
IL TUO CAVALLO E’ UN ALBERGO?
III PARTE: “COME SCONFIGGERE IL NEMICO”
Ora che sappiamo in quanti modi i parassiti possono “minare” la salute del nostro amico, non resta che capire cosa possiamo fare per prevenire e/o limitare questo pericolo.
Secondo voi può servire il non portare il cavallo al pascolo? O nutrirlo solamente con mangimi eliminando l’erba fresca e il fieno? Evidentemente no! E anche se oggi sono molti i soggetti che nascono e vivono la maggior parte della loro vita lontano dai verdi pascoli, non dimentichiamoci la vera natura dell’animale equino.
Esistono dunque altre soluzioni, che in generale si possono raggruppare in due grandi categorie:
Prevenzione manageriale;
Prevenzione medica.
La maggior parte dei parassiti possiede, come abbiamo visto in precedenza, un ciclo oro-fecale, quindi alla fine uova o larve si trovano nelle feci. Alcune di queste unità impiegano settimane per maturare nell’ambiente esterno e diventare infestanti (per es., Parascaris equorum), altre 3-5 giorni (per es., Oxyuris equi), alcune sono sensibili alle elevate temperature (alcuni Strongiloidi), altre sono resistenti anche sotto lo zero (per es., Strongylus equinus).
Buone, anzi ottime abitudini come:
un’accurata e quotidiana pulizia dei box;
la rotazione dei pascoli o paddock;
la somministrazione del cibo direttamente dalla mangiatoia e non da terra;
riducono di molto la possibilità di infestazione, ma da sole non bastano.
Per questo motivo diventa indispensabile ricorrere a periodici trattamenti antielmintici con prodotti meglio noti come “vermifughi”.
Fino alla fine degli anni 40 i composti d’elezione per il trattamento delle infestazioni da elminti furono il rame solfato, composti di derivazione arsenicale e alcuni alcaloidi come la nicotina, probabilmente efficaci, ma tutt’altro che maneggevoli. Da allora si sono fatti passi da gigante ed oggi il mercato può vantare di molti prodotti sicuri, ad ampio spettro e facili da somministrare.
Come scegliere quindi? La cosa migliore è farsi sempre consigliare dal proprio veterinario poiché bisogna conoscere a fondo i principi attivi e i meccanismi d’azione di ogni prodotto per poter sverminare in maniera efficace.
Non fate l’errore di alternare specialità dal nome e dalla scatola diversa pensando così di eliminare tutti i parassiti! Tali specialità potrebbero contenere lo stesso principio attivo magari solo a concentrazioni diverse.
Anche se lo scopo di tutti i vermifughi è di portare alla morte il parassita adulto, sappiate che farmacologicamente esistono diversi modi per farlo. Non tutti i parassiti si comportano allo stesso modo e non tutti arrivano alla morte per lo stesso meccanismo. Ad esempio i comuni principi attivi efficaci contro la maggior parte degli ascaridi (ivermectina, moxidectina, febendazolo, mebendazolo, ecc.), non eliminano le tenie. Un altro esempio è quello legato a piccoli strongili appartenenti alla sottofamiglia dei Cyatostomi: le larve infestanti di questi vermi, prima di trasformarsi in adulti, si incistano nella parete intestinale quasi a volersi nascondere. Solamente la moxidectina è in grado, arrivando a livello della mucosa intestinale, di uccidere il 90% di queste forme incistate.
In conclusione: associare o alternare più prodotti può essere una soluzione efficace, ma bisogna farlo con cognizione di causa.
Infine resta sempre il dubbio di quando sverminare: una volta, due volte (primavera e autunno), tre volte, … l’anno? Anche qui non ci sono regole vere e proprie. Se consideriamo la durata d’effetto dei prodotti più commercializzati si va da un minimo di 30-60gg fino ad un massimo di 90gg, quindi per stare tranquilli bisognerebbe ripetere il trattamento una volta al mese oppure ogni 2-3 mesi a seconda del prodotto prescelto. Vero è che se al trattamento vengono associate le buone abitudini di cui sopra accennato e se il cavallo vive per lo più in box, si possono condurre 3 sverminazioni l’anno usando il prodotto ad attività più lunga, senza correre grossi rischi. Diverso sarà l’atteggiamento se gli animali sono molti e vivono per lo più al pascolo.
Ancora una volta è il vostro veterinario di fiducia a dovervi consigliare, così come deve essere lui a svolgere periodicamente un controllo di parassiti direttamente dalle feci.
Non sottovalutate l’importanza di questi semplici gesti, sarà la salute del vostro amico cavallo a dimostrarvelo.
IL TUO CAVALLO E’ UN ALBERGO? IV PARTE
BATTERI E VIRUS a cura del vet Francesco Ramella
Complimenti: è stata dura ma ce l’abbiamo fatta! Ora che abbiamo capito come chiudere la porta ad artropodi ed elminti possiamo tirare un sospiro di sollievo…magari!!!
Altri ospiti bramano di entrare e soggiornare nel nostro “albergo cavallo”: protozoi, funghi, batteri e virus. Con questo articolo andremo a conoscere soprattutto questi ultimi due gruppi di microrganismi.
I batteri sono microrganismi cellulari a volte così piccoli da no essere visibili neppure al microscopio ottico, ciò nonostante una singola cellula microbica è capace di realizzare i suoi processi vitali di crescita, produzione di energia e riproduzione indipendentemente da altre cellule sia dello stesso tipo sia diverse. Ovviamente saranno presenti in maggior abbondanza dove trovano nutrimento, umidità, e temperatura adeguata al loro accrescimento e alla loro moltiplicazione; questo spiega perché crescono abbondantemente nel cavo orale, nell’apparato respiratorio, nel tratto intestinale ad esempio: basta pensare che un terzo del peso secco delle feci è rappresentato da batteri! Molti di questi, per fortuna, sono innocui e utili in quanto costituiscono la normale flora microbica. Ma allora quando nasce la malattia? Il termine patogenicità indica la capacità di un microrganismo di causare malattia in condizioni naturali e un batterio viene detto patogeno tipico se causa invariabilmente malattia, oppure patogeno opportunista, se rimane nell’organismo come commensale fino al momento in cui non si abbassano le difese dell’animale, solo allora può causare malattia. Il grado di infettività di una malattia serve a misurare proprio la facilità con cui un germe supera le difese dell’ospite e causa la malattia. Per contagiosità invece va intesa la trasmissibilità della malattia da un soggetto malato ad uno sano.
La parola Tetano vi dice nulla? Ebbene il Tetano è una malattia infettiva (sostenuta da Clostridium tetani) ma non contagiosa, in quanto non si trasmette da animale malato al soggetto sano, ma si instaura soltanto attraverso la contaminazione di una ferita con materiale infetto.
Altri batteri responsabili di patologie respiratorie (Streptococcus equi, Rodococcus equi, Pasterella multocida, ecc), patologie gastroenteriche (Salmonella, Actinobacillus equuli, Rodococcus equi, ecc.), patologie uterine (Salmonella abortus equi, Candida albicans, E. Coli, Staphilococcus aureus, ecc) ad esempio risultano essere infettive e contagiose. Non a caso si dovrebbe ricorrere alla così detta “quarantena” quando in scuderia c’è un animale malato o quando ne arriva qualcuno di nuovo di dubbia provenienza. In questo ultimo caso infatti, il cavallo potrebbe essere in un periodo di incubazione della malattia, asintomatico (malato ma senza sintomatologia clinica apparente) o portatore sano. Soltanto il vostro veterinario saprà aiutarvi ad affrontare al meglio certe situazioni estremamente delicate con terapie e modalità di prevenzione adeguate.
Quanto detto fino a questo punto non riguarda soltanto le malattie provocate dai batteri, anche per le malattie virali valgono le stesse definizioni sopraccitate, anche se tra batteri e virus esistono enormi differenze. In primis: i virus non sono cellule, ma strutture più semplici che necessitano obbligatoriamente di cellule viventi (animali, batteriche o vegetali) per produrre energia e riprodursi. I virus sono quindi totalmente dipendenti dalle cellule di qualsiasi altro organismo, per questo si parla di “parassitismo virale”.
La trasmissione di un virus può avvenire in maniera:
verticale: il virus passa dalla madre al feto o embrione durante la gravidanza o al più tardi attraverso l’assunzione di colostro o latte;
orizzontale: a) per contatto diretto attraverso leccamenti, morsi, coito, ecc;
b) contatto indiretto (tramite veicoli come l’acqua, il cibo, la lettiera, escrezioni, ecc o vettori biologici come insetti ematofagi o artropodi);
c) trasmissione iatrogena (trasfusioni o terapie mediche).
La via aerogena, un particolare tipo di trasmissione orizzontale indiretta, può essere sfruttata sia dal virus dell’Influenza, dal virus della Rinopolmonite ma anche da quello dell’Aborto equino: le piccole gocce di vapore possono costituire un veicolo molto pericoloso perché persistente e mobile.
Fortunatamente per alcune patologie esistono piani vaccinali importantissimi per prevenire lo scatenarsi della vera malattia. Ma che cos’è un vaccino, come funziona e quali sono le patologie equine per le quali è possibile vaccinare lo vedremo nel prossimo numero.